Carne coltivata. E’ in arrivo ormai sulle tavole in tutto il mondo. Ci saranno ostracismi, aperture, ostacoli, ma arriverà. Le grandi multinazionali stanno spingendo la ricerca e la pubblicità della ricerca. Si vuole creare in anteprima la cultura del mangiare alternativo. Dato che le risorse saranno decisamente in deficit, allora si creano le esigenze per un nuovo tipo di cibo.
A giugno il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha approvato la produzione e la vendita di carne di pollo da parte di due aziende che collaboreranno con ristoranti per renderle disponibili poi nel settore della grande distribuzione. Si da’ cosi insieme al polo di ricerca di Singapore alla “carne coltivata” per un affare che gira già intorno al miliardo di dollari.
Una spinta enorme, veloce e che rivoluzionerà il mercato dell’offerta di carni prima per i più facoltosi e in lungo periodo per i più deboli economicamente.
In che consiste la carne sintetica? Si tratta di prendere cellule da animali normalmente allevati per produrre carne e usare quelle cellule come ‘starter’ per far crescere la carne al di fuori dell’animale” Si elimina cosi’ tutto il processo produttivo del bovino. Si parte da cellule animali prelevandole anche dal feto del bovino e stimolare poi lo sviluppo attraverso dei mezzi di coltura che via via si stanno affinando.
Accettiamo questa nuova rivoluzione alimentare? Ognuno avrà la sua opinione, ma il guaio è che le risorse alimentari mondiali stanno terminando. Si creano quindi delle nuove esigenze alimentari che portano alternative alla mancanza in questo caso di carne, dato lo sviluppo demografico soprattutto della Cina e dell’India. Creare un bisogno è il principale obiettivo della multinazionali che vogliono influenzare il consumatore. Se la carne non basta, la si fa artificiale. Basterebbe non mangiarla o mangiarne di meno.
La macellazione degli animali da carne ormai si attesta sui 70 miliardi di animali. Pertanto il consumo di risorse naturali e ambientali sta superando ogni limite. Basti calcolare che negli USA il il 67% delle colture coltivate ogni anno non serve a nutrire direttamente le persone, ma viene usato per alimentare il bestiame – ettari ed ettari di terreno destinati alla coltivazione di cibo per nutrire ciò di cui ci nutriamo. Questo anche nelle altri parti del mondo provoca una forte contaminazione dei terreni, delle acque e dell’aria con effetti disastrosi sulle emissioni globali di gas serra.
La carne coltivata potrebbe dare vita ad un ridimensionamento all’inquinamento? Fino ad un certo punto. In primis servono garanzie per la salute e la nutrizione dell’uomo. la quantità di energia necessaria per il processo di produzione è tale che l’impronta di carbonio della carne coltivata risulta essere cinque volte superiore a quella del pollo. Ricette segrete e ricerche al chiuso per ora non danno certezze sugli effetti sulla salute umana. Inoltre il moltiplicarsi di utilizzo di risorse naturali, come per esempio la soia o alghe, porterebbe ad uno sfruttamento eccessivo delle risorse naturali stesse.